L’Associazione Italiana Calciatori sta giocando un ruolo sempre più attivo a livello di formazione ed ha presentato un servizio di orientamento post carriera riservato a giocatori in attività e ex-pro. L’obiettivo del nuovo progetto è la creazione di percorsi di consapevolezza e preparazione personalizzati che variano dall’analisi delle competenze, alla scelta della carriera universitaria o di corsi professionalizzanti. L’AIC ha scelto è quello di aiutare i calciatori quando decideranno di “apporre le proprie scarpette al chiodo”, diminuendo il tempo di ritardo che separa il termine della carriera agonistica dall’inizio di un lavoro, dentro o fuori dal mondo del calcio. La redazione di DB Radio ha contattato uno dei promotori di questo servizio, il portiere in attività Giacomo Bindi per parlare del progetto.

Giacomo ti chiedo subito di spiegare questa iniziativa promossa dall’Associazione Italiana Calciatori riguardante il servizio di orientamento al post carriera offerto ai giocatori. 

“L’iniziativa è dell’Associazione Italiana Calciatori e l’ho condivisa perché sono stato tra coloro che hanno lavorato al progetto e in quanto associato attivo. È un progetto nell’ambito della formazione e abbiamo fatto una serie di webinar informativi per specificare i servizi che AIC destina per l’informazione e la formazione dei propri calciatori e questo è il primo post per social che abbiamo fatto dove diamo la possibilità di linkarsi ad un forum nel quale una volta compilato offre la possibilità di ricevere un servizio in maniera gratuita di orientamento. Si verrà contattati telefonicamente e dall’altra parte ci sarà una delle persone predisposte a rispondere e orientare verso un percorso formativo o di interessi che il calciatore mostrerà di avere.

Questo è un post che ha l’intenzione di creare contatto tra il giocatore e il gruppo di lavoro di AIC. Vengono prospettate tutte le possibilità di formazione come università, diploma in base ai titoli raggiunti. Oltre a questo se si tratta di un calciatore a fine carriera vi sono una serie di servizi e di corsi di formazione per il post carriera”.

Quando un giocatore comincia a porsi la domanda su cosa fare nel post carriera o se vogliamo usare un termine calcistico, nel suo “secondo tempo”?

“Faccio una premessa: questo gruppo di lavoro riferito alla formazione si è creato dopo una serie di statistiche che AIC ha effettuato tra tutti gli associati. È venuto fuori che in base ai dati raccolti riguardo a circa 20 anni fa, la carriera media di un calciatore (Serie A, B e C) dura circa sette anni e mezzo.

A fronte di questi numeri si è visto come AIC si dovesse obbligatoriamente preoccupare della formazione di un giocatore – l’abbiamo chiamato Duel Career – perché nel momento in cui è in carriera cerca di preoccuparsi di un futuro prossimo. Il periodo di sette e mezzo è molto corto e con questo servizio abbiamo voluto formare e informare i giocatori che debbano cercare di ripresentarsi nel calcio così come fuori in qualità di soggetti formati. Abbiamo riscontrato che per i ragazzi che si apprestano a diventare calciatori sui 19-20 anni sono loro che si propongono a chiedere all’Associazione come potersi orientare.

Va da sé che i giocatori over 35 domandano servizi post carriera come ha ideato AIC nella formazione ad esempio come team manager. C’è tutta una fascia di calciatori sui 25 anni che invece avevano smesso di studiare e dopo un 4-5 anni di carriera si sono resi conto di dover percorrere anche strade parallele. L’intento di AIC è che un calciatore non abbandoni mai degli studi che possano essere paralleli alla carriera e si pensa di dare come servizio aggiuntivo il continuare a studiare e questo può creare un beneficio alla carriera stessa. Nei webinar si dice sempre che la mente lavora come un muscolo”.

Questo è un servizio maggiormente rivolto ai calciatori di Serie C piuttosto che Serie A, oppure ne possono realmente beneficiare tutti i giocatori di qualsiasi categoria?

“Sono servizi dedicati a tutti i calciatori e non si fa distinzione di categoria. Determinante è il bisogno che il calciatore sente di questa informazione. Il divario economico incide nel pensare a strade alternative per la carriera. Quando si parla di formazione si può intendere un processo di cultura che riguarda tutti.

Le maggiori richieste le riceviamo dalla Serie B e Serie C. Però ci sono calciatori come Pessina, ad esempio, che proseguono gli studi anche se si trovano nell’ambito della Nazionale. Le statistiche ci dicono che in Serie A ci sono il 5% di calciatori laureati”.

C’è una statistica, invece, relativa al dato sui calciatori che continuano a lavorare nel mondo del calcio nel post carriera?

“Per quanto riguarda i giocatori nell’ambito dell’area tecnica è del 50%, quindi è elevata parlando di allenatori, vice allenatori, preparatori e via dicendo. La percentuale inferiore è quella relativa a calciatori che si presentano in ruoli collaterali, quindi ad esempio segretario amministrativo, responsabile marketing o figure responsabili del settore giovanile come tutor. Il rimpiego è basso ed è questa una ragione per cui AIC ha voluto offrire questa possibilità di rintrodurre i giocatori in questo mondo”.

E Giacomo Bindi ha pensato al post carriera?

“Io sono fautore di questo sistema partecipando alle riunioni di AIC. Personalmente ho compiuto un percorso nel quale ho conseguito sia la laurea triennale che la magistrale oltre a corsi collaterali nel web marketing. Sono stato sempre interessato a queste dinamiche anche per aprirmi delle porte nel post carriera”.