Fuori Confine torna in una settimana particolarmente movimentata per alcune delle federazioni calcistiche più importanti d’Europa. In Francia infatti, su pressione dell’Eliseo, la Lega Calcio ha dichiarato concluse le stagioni di Ligue 1 e Ligue 2, con assegnazione del titolo, qualificazioni alle coppe europee, retrocessioni e promozioni secondo le classifiche vigenti prima dello stop. Al contrario della Francia, il Portogallo sembra invece intenzionato a ripartire, con l’appoggio del governo: il ritorno è previsto entro la fine di maggio. Stessa situazione in Svezia e in Corea del Sud. Sono intervenuti per parlarne, in ordine cronologico, Fabio Fava, telecronista della Ligue 1 per DAZN, Giuliano Adaglio, penna di Gazzetta Dello Sport e Ultimo Uomo e Dario Focardi, redattore di All Asian Football.
In Francia è subito montata la polemica, a causa dei distacchi in classifica davvero minimi per le piazze europee. Il Lille e il Lione hanno manifestato il proprio disappunto tramite comunicati ufficiali. Una situazione complicata anche dallo stato di sospensione di Coppa di Francia e Coppa di Lega, come spiega Fabio Fava: «La quinta, il Nizza, e la sesta, il Reims, non sono ancora sicure di partecipare all’Europa League. Coppa di Francia e Coppa di Lega sono ancora da assegnare. In entrambe una delle finalista è il PSG; solo che in una l’avversaria è il Saint Etienne, nell’altra è il Lione, che spera ancora di giocare quella partita per andare in Europa. In ogni caso però si dovrebbe giocare ad agosto (per presentare in tempo all’UEFA la lista delle partecipanti alle coppe ndr), mentre l’Eliseo ha imposto lo stop alle manifestazioni sportive fino a settembre». Poi finestra dedicata ai consigli di mercato, da Eduardo Camavinga, classe 2002 del Rennes, a Rayan Cherki, classe 2003 del Lione.
Il governo portoghese, al contrario, vuole avallare la ripresa del campionato. Una benedizione per la Lega Calcio locale, come spiega Giuliano Adaglio: mentre in Francia il PSG aveva un distacco netto sullo inseguitrici, in Primeira Liga solo un punto separa il Porto capolista dal Benfica. Semaforo verde entro fine mese dunque, qualche settimana dopo la Bundesliga in Germania, dove si è deciso di continuare il campionato anche se ci dovessero essere calciatori contagiati.
Come agirebbe il Portogallo in una situazione simile? «Ci sono state dichiarazioni molto dure sul fatto che chi non vorrà scendere in campo potrà essere multato. Una scelta abbastanza netta della federazione. Qualora ci fosse un contagio la partita verrebbe annullata ma si andrebbe avanti. Certo che se già iniziassero a saltare più match allora ritornerebbe tutto in discussione». Sulla stessa linea dei dirigenti portoghesi ci sono quelli svedesi. Nel paese scandinavo non è mai stato imposto il lockdown e si pensa addirittura a una ripresa – o meglio, inizio, visto che il campionato avrebbe dovuto iniziare a febbraio – con tanto di pubblico: «Per adesso si tratta solo di una speranza. In Svezia in ogni caso comincerà una stagione nuova, quindi non ci sono verdetti da discutere e le società possono organizzare meglio l’annata. Le squadre hanno venduto gli abbonamenti. Il Goteborg addirittura ha invitato i suoi tifosi ad acquistare i biglietti per la prima partita in casa contro il Falkenbergs, che avrebbe dovuto disputarsi in aprile. Ha venduto i ticket a un prezzo simbolico per cercare di superare il record di affluenza e il risultato è stato ottenuto. Il pubblico ha dato una mano in un momento molto difficile».
L’altro campionato in procinto di riprendere è la K-League sudcoreana, a cui ci introduce Dario Focardi. Anche qui si parte da zero, visto che solitamente il torneo inizia a febbraio. In Sud Corea il movimento calcistico è in crescita. Lo scorso anno l’Under 20 ha raggiunto il secondo posto al mondiale di categoria. Potrebbe essere l’occasione buona per scoprire qualche nuovo talento. In ogni caso pochi paesi sono così pronti alla ripartenza: «Rispetto all’Europa, la Corea del Sud si è attrezzata da subito per far fronte alla pandemia. Nel 2015 lo stato aveva fatto i conti con il MERS, un’altra forma di coronavirus che l’aveva messo in ginocchio. Avevano già esperienza in materia e per questo hanno ideato un’app da installare sui telefoni di tutti i cittadini con cui identificare le persone e i luoghi legati ai primi contagi». Spazio anche per un’excursus sulle controversie legate alla nuova proprietà araba del Newcastle.