L’evolversi della situazione Covid in Italia e in Europa impone di restare sulla stretta attualità. Proprio sugli imminenti provvedimenti restrittivi preannunciati dal Governo e sul modo di fronteggiare la pandemia degli altri stati europei si è focalizzato il DB Social condotto da Federica Falbo e Cosimo Simonetta. Inasprimenti e sacrifici che, stando a quanto riferisce Palazzo Chigi, si rendono inevitabili a ridosso delle feste natalizie che archivieranno un 2020 pessimo, ancor più sul piano economico.

L’analisi di DB Radio prende spunto da uno dei Paesi europei la cui condotta volta ad affrontare l’emergenza ha fatto più discutere, nei mesi: la Svezia o, per meglio dire, il  decantato “modello Svezia” che puntava sulla “immunità di gregge” per limitare il problema. Superficialità pagata a caro prezzo visto il numero di vittime registrato ad oggi nel Paese scandinavo (320mila casi, più di 7500 vittime da inizio pandemia per una nazione che conta lo stesso numero di abitanti della Lombardia). A fornire un’analisi, il giornalista corrispondente svedese in Italia da oltre trent’anni Peter Loewe: “La situazione è drammatica, perché non ci si è voluti adeguare alle regole adottate dagli altri Paesi scandinavi che contano poche centinaia di morti – osserva Loewe, già ospite di DB Radio lo scorso aprile, allorquando la situazione, per quanto grave, appariva gestibile -. Solo una piccola percentuale di popolazione porta la mascherina per proteggersi, a dire il vero io stesso, di ritorno a Stoccolma in estate, ero uno dei pochi ad indossarla all’aperto”. Una condotta fallimentare e le responsabilità sono da imputare ai piani alti: “Il primo ministro Stefan Lofven è andato in senso contrario ad inizio epidemia, non siamo per niente sulla strada giusta e oggi se ne pagano le conseguenze”. Poi, facendo il raffronto con quanto sta accadendo in Italia, sostiene il giornalista svedese: “Il Governo cerca di salvaguardare economia e vite, ma non ci si riesce, perché ufficialmente non ha una strategia, evidentemente a causa di uno scontro fortissimo all’interno della maggioranza. Credo non ci siano alternative alle restrizioni, chiudere è doloroso economicamente ma non penso ci sia altra via. Intanto si continua a perdere tempo e le vittime aumentano”.

“Se viene concessa la possibilità di poter uscire, anche per incentivare il commercio, le persone si spostano e non lo fanno colpevolmente. Le immagini circolate sul web che testimoniavano gli assembramenti non hanno innescato l’intervento per tempo delle autorità territoriali e ora si tenta di mettere una pezza a situazioni che si sarebbero potute prevedere. La gente è confusa e stanca per mancanza di una comunicazione chiara in Italia da inizio pandemia. Il Governo avrebbe dovuto dare subito delle risposte, ma ad oggi non vi è alcuna certezza, neanche sui vaccini o sul quando ci lasceremo alle spalle questo momento”: secca e perentoria la chiave di lettura di Angela Corica, collaboratrice de “Il Fatto Quotidiano” e del settimanale “Giallo”. Proprio la giornalista calabrese ha raccontato la sua personalissima esperienza con il coronavirus, in oltre un mese di solitudine e dubbi durante il quale ha riscontrato una cattiva gestione burocratica dalle figure preposte: “Non ho avuto indicazioni, né cure specifiche. È toccato a me tentare di ricostruire un ‘tracciamento’. L’ASL di Roma 1 si è accorta della mia situazione grazie ad un mio tweet, quindi è grazie ai social che la mia richiesta è stata accolta”.

La Calabria, quindi, di cui lei è firma autorevole: “La situazione calabrese si aggravava con gli imbarazzanti siparietti televisivi mentre vi era la ricerca del commissario per l’emergenza sanitaria e la figura di Gino Strada finiva maldestramente nel tritacarne mediatico e nella polemica politica. I calabresi non hanno responsabilità, ma devono ribellarsi già a partire dalle prossime elezioni. Devono decidere in che mani affidare il proprio futuro”. “Ho fiducia nel commissario Guido Longo, persona perbene e brillante, ma non accetto più la logica che vuole il ‘super-commissario’ mandato dall’Alto a debellare il crimine! Servono anche competenze tecniche e scientifiche – prosegue Angela Corica -. I commissariamenti non generano sviluppo o innovazioni, ma mantengono in equilibrio la situazione”.

Infine, sull’inaugurazione dell’aula bunker realizzata a Lamezia Terme, avvenuta stamane, in vista del maxi-processo “Rinascita-Scott” al via tra qualche settimana, con ben 455 imputati: “Si tratta di un segnale importante che dimostra la presenza dello Stato in Calabria, in tempi rapidi. Non sarebbe stato lo stesso se il processo si fosse svolto lontano dalla Calabria, occorreva dimostrare che lo Stato è forte, può aggredire la mafia e può vincere. I calabresi devono capire che non conviene stare dalla parte del male e questa immagine rappresenta la speranza”.